Mai intimidita dalle grandi questioni che affliggono l’umanità, la “buonanotte” di oggi si propone di affrontare - se non addirittura di risolvere - una necessità ormai assurta al livello di emergenza: trovare un aggettivo alternativo a “vertiginosa” per la descrizione di spacchi (e scollature) esibiti dalle attrici in occasioni mondane, quali prime cinematografiche, festival e premiazioni in genere.
Solo ieri il Corriere salutava senza vergogna lo «spacco vertiginoso» di Giglia Marra, «nuova compagna di Federico Zampaglione», sul «red carpet di Venezia». Ecco un’informazione che poteva fornire qualche motivo di interesse a chiunque fosse in cerca di leggerezza e gossip. «Nuova compagna»? E che fine ha fatto quella vecchia? Quale dramma dei sentimenti ha portato alla transizione? Domande, insomma, curiosità legittime. Coronate dalla questione più importante: chi è Federico Zampaglione?
E invece ci siamo arenati su quel “vertiginoso”, usato senza sospetto di pensiero, per abitudine. Un aggettivo per la cui definizione la Treccani scomoda la medicina («episodi vertiginosi»), la fisica («movimento, spostamento rapidissimo») e l’economia («i prezzi salirono vertiginosamente») ma che nella lingua parlata è confinato quasi esclusivamente a capi d’abbigliamento estrosi e audaci.Una parola per la nostra lingua da divano che non cerca mai oltre ciò che è già pronto: la birra in frigo, la pizza congelata, l’aggettivo stantio.
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