L'aggravante

L'aggravante

Visto che si parla di riforma della Giustizia, vorrei avanzare una modesta proposta. Ovvero l’introduzione di un’aggravante: l’incompatibilità di reato. Essa si configurerebbe quando l’imputato, riconosciuto colpevole, risulti decisamente estraneo all’archetipo (non allo stereotipo) del crimine a lui contestato.
Prima che chiamiate un’ambulanza, mi spiego. L’aggravante di incompatibilità si applicherebbe ogni volta un individuo dovesse commettere un reato estraneo al tipo cui appartiene di natura. Fate il caso che una cantante pop un poco in crisi, se non proprio in declino, venga molestata da un medico sessantenne. Ecco, nei confronti del molestatore applicherei senz’altro l’aggravante, perché a sessant’anni, un laureato in medicina dovrebbe avere altro da fare che molestare cantanti pop. È una questione di corrispondenza: chi commette un certo delitto dovrebbe avere una certa faccia, un certo portamento e una determinata collocazione non dico sociale ma perlomeno contestuale. Non che questo gli possa garantire l’immunità, non ci penso proprio, ma quantomeno varrebbe a risparmiargli l’aggravante di cui sopra.
Dico questo perché, purtroppo, si è un po’ persa la tradizione delle "facce da galera". Una tradizione, lo riconosco, fatta di pregiudizio, grettezza, conformismo morale e scarsa immaginazione. Niente di male nell’averla persa dunque, se non fosse che è stata sostituita con l’ancora più meschina consuetudine delle facce senza galera.

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