L'albero

Credo che ognuno abbia la sua idea su come desidera venir seppellito e che essa contempli un proposito ben radicato: «Il più tardi possibile». Stabilito che mi associo al programma, in una prospettiva di 150-200 anni il problema si ripresenterà: dunque, come essere sepolti? La scelta, oggi, si basa su due alternative: sepoltura tradizionale o cremazione con inscatolamento delle ceneri in un'urna metallica. All'orizzonte, se ne profila ora una terza: diventare un albero. Il designer spagnolo Martin Azua ha progettato un'urna biodegradabile la quale, riempita con le ceneri del trapassato e con un seme a sua scelta, può venir sotterrata in giardino e, con il tempo, crescere in tronco, rami, foglie, eccetera.
La novità, va detto, piace molto: c'è gente che non vede l'ora di diventare un pioppo o un cipresso. Credo che la faccenda muova il nostro lato romantico, il quale ci proietta subito immagini di rami accarezzati dal sole e di foglie mosse dalla brezza. Tuttavia, per apprezzare tutto ciò, una condizione risulta necessaria: non essere un albero. Esso, infatti, è alle prese con altri problemi, primo fra tutti quello di non potersi muovere qualunque cosa accada: pioggia, grandine, fulmini. D'estate, gli tocca arrostire al sole; d'inverno, intirizzire sotto il peso della neve. Quando tutto va bene, un cane gli si accomoda alle radici per far pipì e, un bel mattino, vedrà un boscaiolo presentarsi armato di ascia. Si può dunque concludere che, curiosamente, mentre gli uomini, da morti, vorrebbero tramutarsi in alberi, questi, da vivi, gradirebbero piuttosto rifugiarsi in urne metalliche.

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