L’altra Italia

C’è un divertente film con Claudio Bisio - “Benvenuto presidente!” - in cui si immagina che un signor nessuno per il solo fatto di chiamarsi Giuseppe Garibaldi venga inavvertitamente eletto al Quirinale. Come potete immaginare, e come logica narrativa vuole, con tutta la sua ingenuità politica e la scarsa dimestichezza del protocollo si rivelerà un capo dello Stato migliore di quelli espressi dal tradizionale meccanismo istituzionale. Il film, ripeto, è divertente ma realistico come una spaghettata su Plutone. Tuttavia, così per gioco, perché non baloccarsi con l’idea che “qualcuno di noi”, per distinguerlo da “qualcuno di loro”, venga inopinatamente eletto alla suprema carica della Repubblica?

In altre parole: come ci sentiremmo se, per puro sbaglio, oggi venissimo eletti alla presidenza della Repubblica? Io credo che la prima questione da porci sarebbe quella di capire che cosa, esattamente, è rimasto da presiedere. Da un certo punto di vista, non potrebbe che essere un’emozione straordinaria. Come ebbe a dire Barack Obama a un perplesso Dario Franceschini: «What a job!», Che lavoro!

Intendeva, il presidente degli Stati Uniti, che non può esserci lavoro migliore del ministro per i Beni culturali in Italia, poiché di Beni culturali, in Italia appunto, ce n’è talmente tanti, e così belli, che, letteralmente, non è possibile esibirli tutti. L’unico «better job», miglior mestiere, immaginabile sarebbe allora quello affidato al presidente stesso, massimo rappresentante di un Paese nel quale convivono i canali di Venezia, le chiese di Firenze, le vestigia dell’antica Roma, la meraviglia del golfo di Napoli e i templi di Agrigento.

In realtà, sappiamo bene che il presidente più che con la bellezza ha a che fare con Gasparri, più che con la cultura deve vedersela con Colaninno. A meno che, con un colpo di scena sgarbato ma efficace, e certamente popolarissimo, dopo la proclamazione si dichiari diverso da chi lo ha eletto: «Grazie tante, signori, ma Fitto e Di Battista sarete voi: io sono presidente dell’altra Italia».

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