L'amico

Non si possono biasimare i giornali per aver ricordato Peter Falk, l'attore americano scomparso venerdì, come “il tenente Colombo”. Sarebbe come biasimare la storia della televisione: si può fare, ma è inutile. E allora sotto con “l'impermeabile stropicciato”, “la sorniona ironia” e “la misteriosa moglie” sempre citata e mai portata sullo schermo. Dettagli indimenticabili di un personaggio riuscitissimo ma raccontato, qualche volta, come se Falk avesse tratto vantaggio da lui e non lui da Falk. Resta il fatto che, ricordato il tenente Colombo, è rimasto poco spazio per rievocare Falk in un'altra veste: quella di attore per il cinema. In questo senso, a me piace ricordarlo soprattutto come amico e sodale di John Cassavetes.
Ecco, quando l'America ci sta antipatica, bombarda troppo, elegge a governatori individui che indicano il tiro all'opossum quale sport nazionale e sforna reality show che immancabilmente verranno importati, è utile pensare ai film di Cassavetes per ritrovare all'istante una felice riconciliazione. Opere come “Mariti”, “Mickey e Nicky”, “Una moglie” hanno fatto della verità, raccontata senza filtri sentimentali, un sentimento in se stessa, dove matrimoni, amicizie, crisi, incapacità di crescere e paura di morire, germogliavano e avvizzivano sotto l'occhio non del giudizio morale ma della pietà. Mi pare che aver contribuito a tanto meriti di essere ricordato, anche perché come Falk riuscì a farlo così bene resta un mistero. Degno del tenente Colombo.

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