Si è tenuta a Hong Kong dal 9 al 12 giugno 2011 "Evolution", la conferenza annuale panasiatica dedicata alla pratica dello yoga. Pur essendo in città, non ho avuto modo di darvi un'occhiata, anche se avrei gradito molto farlo. Del resto, come non essere attratti da un simposio il cui programma presentava lezioni straordinariamente promettenti come "L'arte del Kumbhaka", "Il respiro guaritore", "Trasformare le tue transizioni" e "Fare esperienza dell'Amore, realizzare l'Amore e diventare l'Amore stesso"? A parte che se qualcuno davvero fosse riuscito ad afferrare appieno il contenuto dell'ultima lezione qui citata difficilmente, credo, avrebbe sentito il bisogno di trattenersi fino al buffet finale, al mio orecchio materialista e certo anche molto provinciale è il concetto stesso di conferenza ad accordarsi poco con quello di yoga.
"Conferenza", per me, è qualcosa che fanno i professionisti, ovvero coloro i quali hanno dedicato la loro esistenza a qualche cosa di specifico, di squisitamente tecnico, e dunque sentono il bisogno di riunirsi per discutere gli ultimi sviluppi in fatto di aerosol piuttosto che di elastomeri. Ecco invece che a Hong Kong si riuniscono per trattare argomenti ampi e volatili: meridiani, yin e yang e rettifica non delle gomme ma dell'anima. Trovo molto bello questo sforzo di coniugare anima e mestiere, metafisica e business. Spero solo che vada nella direzione giusta e faccia della professione uno spirito e non dello spirito una professione.
"Conferenza", per me, è qualcosa che fanno i professionisti, ovvero coloro i quali hanno dedicato la loro esistenza a qualche cosa di specifico, di squisitamente tecnico, e dunque sentono il bisogno di riunirsi per discutere gli ultimi sviluppi in fatto di aerosol piuttosto che di elastomeri. Ecco invece che a Hong Kong si riuniscono per trattare argomenti ampi e volatili: meridiani, yin e yang e rettifica non delle gomme ma dell'anima. Trovo molto bello questo sforzo di coniugare anima e mestiere, metafisica e business. Spero solo che vada nella direzione giusta e faccia della professione uno spirito e non dello spirito una professione.
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