L'anonimo pistoiese

Ancora una volta la realtà, imprevedibile e ridicola, ma anche implacabile, ci aiuta ad aprire gli occhi. Leggiamo con devozione questa notizia Ansa:

"PISTOIA, 12 OTT - Infastidito dal prolungarsi di un dibattito sul referendum costituzionale - a cui peraltro stava assistendo tra il pubblico -, per interromperlo ha chiamato il 113 lanciando un falso allarme bomba. I carabinieri lo hanno denunciato. L'episodio è accaduto ieri sera al circolo Arci Bonelle di Pistoia".

Sono certo che, al termine della lettura, divertiti e perfino un poco solidali con l'anonimo protagonista della storia, non potremo evitare di pensare che si tratti di un caso psichiatrico. Se non di follia bella e buona, almeno di una rotella che, come si diceva una volta, non gira più. Questa, almeno, è stata la mia reazione. Poi, riflettendoci, mi sono ricreduto: esaminato con attenzione, il comportamento dell'anonimo pistoiese è perfettamente razionale.

Andiamo con ordine. L'anonimo - lo chiamerò così per semplicità - si è recato in una sala ad assistere a un dibattito sul referendum. Questo riflette la sua volontà di capire, partecipare, contribuire alla società. Poi si è accorto che il dibattito "durava troppo". Mi permetto di ipotizzare che la sua recriminazione non fosse solo in termini di durata temporale: troppe, probabilmente, erano le sciocchezze, le vanità, i risentimenti personali e i tromboneggiamenti sciorinati dai due relatori. E allora ha voluto porvi fine. Non solo per sé, come sarebbe stato facile (bastava si allontanasse dalla sala), ma per tutti i presenti.

Un atto criticabile nei mezzi (con le bombe non si scherza né si lanciano allarmi fasulli), ma commendevole nelle intenzioni: allontanarci tutti quanti dal "troppo", ovvero dal delirio, dal sussiego, dall'abuso delle coscienze e dalla torva prepotenza di un dibattito che, fin dal nascere, si è staccato dalle sue ragioni per diventare il pretesto di una spaccatura senza la quale, ormai, la società pare annoiarsi a morte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA