L’antico gioco

Non appena ho letto che la “app” giapponese “Neko Atsume” è diventata disponibile anche in lingua inglese - idioma che mi illudo di conoscere meglio di quello orientale - immediatamente ho provveduto a scaricarla sul telefonino. Il fatto è, vedete, che “Neko Atsume” ha a che vedere con i gatti e io, per i gatti, ho decisamente un debole.

Nello specifico, “Neko Atsume” sostiene di essere un’app per “gatti carini”, come se ci fosse un’altra specie di gatti, una che non possieda quelle doti di grazia ed eleganza che, con una certa approssimazione, possono essere descritte dall’aggettivo “carino”.

Va da sé che, scaricando l’applicazione, già mi domandavo se per caso non mi stessi ficcando in un guaio. Probabilmente sì: ecco perché non ho ancora avuto il coraggio di lanciarla.

Parente tecnologicamente evoluto del lontano Tamagotchi, “Neko Atsume” è un giochino che invita a “fare amicizia” con i gattini di un immaginario vicinato. Per far ciò occorre lasciare “davanti a casa” cibo e giochini graditi ai quattrozampe che, se appropriatamente tentati, verranno appunto a giocare, permettendo al giocatore di “collezionarli”. Tutta la faccenda è confezionata in quella grafica un po’ infantile, nitida ed effettivamente molto “carina” di cui i giapponesi sono maestri.

Prima ancora che venisse tradotto in inglese, il gioco era già popolarissimo anche fuori da Giappone: milioni di persone si muovevano un po’ a caso tra gli ideogrammi pur di ingraziarsi i gattini orientali. Nell’attendere il momento adatto per tuffarmi in questa che, non ne dubito, potrebbe diventare per me una nuova ossessione, mi chiedo con quale precisione il mondo felino virtuale ricalcherà con precisione quello virtuale. Forse lo farò valutare dai gatti che in numero di quattro vivono con me pur sapendo che, in ogni caso, sono già io il protagonista-prigioniero del loro sottile, antichissimo gioco dei sentimenti e dell’ammirazione.

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