Come milioni di altri moscerini intrappolati nella Rete, anch’io, qualche giorno fa, ho offerto la mia faccia a FaceApp perché se ne impadronisse. Per chi non lo sapesse, FaceApp è un’applicazione per smartphone che, partendo da una fotografia dell’idiota possessore dello smartphone medesimo, è in grado di mostrargli, tra l’altro, come era da giovane e, soprattutto, come sarà da vecchio.
Un’elaborazione del tutto arbitraria, è evidente, perché non è affatto chiaro in base a quali criteri la app decida di aggiungere una ruga qui, una palpebra cascante là e un capello rado lassù. Solo un giochino, dunque, ma a suo modo pericoloso: la proiezione virtuale verso la terza età, per quanto tutt’altro che scientifica, è sufficiente a sfondare il sottile velo che protegge la nostra identità, a spezzare l’illusione che la sostiene e a farci provare, di conseguenza, un senso di angoscia.
Come sappiamo, tutti noi si vive nutrendoci di percezioni. Il nostro modo di vivere, agire, pensare, sentire è modellato dalle percezioni che, è ovvio, non corrispondono affatto a una oggettiva realtà esterna: di ciò che ci circonda abbiamo un’idea in base a quel che i nostri sensi raccolgono e, soprattutto, in base a ciò che sono in grado di raccogliere: una quantità di dati notevole ma ben lontana dall’essere “tutto”. Inoltre, questi dati vengono elaborati dalla mente, che li combina spesso a nostro vantaggio, tenendoci nascosta qualche realtà scomoda e alimentando invece illusioni utili alla sopravvivenza.
Ecco perché tutti, o quasi tutti, siamo in fondo convinti che, mentre gli altri invecchiano, noi godiamo di una speciale dispensa rispetto allo scorrere degli anni. Non che il tempo per noi non passi, non arriviamo a coltivare un’illusione così estrema, piuttosto ci sembra che si muova più lentamente, senza lasciare sul nostro corpo significative tracce del suo passaggio.
Non è vero, naturalmente, ma è bello crederci e, così dicono gli studi scientifici, anche utile. A quanto pare, le persone davvero convinte di essere più giovani della loro età, quelli che a cinquant’anni si guardano nello specchio e vedono un vivace trentenne con l’occhio ancora limpido e il pelo brillante, tendono, secondo statistica, a vivere più a lungo. Lo studio dice che il distacco tra la percezione dell’età e l’età reale può incominciare anche intorno ai trent’anni: da lì procede radicandosi sempre più.
Ecco perché il giochino di FaceApp è sconvolgente: chiude di colpo un gap che ci aiuta a star meglio. Per fortuna, basta cancellarlo dal telefonino perché l’illusione torni a manifestarsi. E più giovani penseremo di essere, più vecchi saremo destinati a diventare. L’unico contrattempo è che quando arriverà l’ora fatidica, fosse anche a 120 anni di età, crederemo comunque che sia troppo presto.
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