L'arbitro

Incontrare la signora Malinpeggio in queste giornate a ridosso della Commemorazione dei Defunti, con un cielo drappeggiato in grisaglia, crederete induca a pensieri deprimenti. Ma nel famoso pessimismo della signora - assoluto e incondizionato - c’è un che di esilarante e per questa ragione, quando la intravedo lungo la nostra comune strada di residenza, non esito a raggiungerla.

«Buongiorno, signora! Come andiamo, oggi? Di che cosa vuol parlare? Gli argomenti non mancano! Le elezioni in Sicilia? La fiammata dello spread? L’uragano Sandy? O forse le nuove province? Quest’ultima non mi sembra una cattiva notizia. Dopo tutto, gli accorpamenti si son fatti per risparmiare. Certo, ancora non ho capito come farà un pisano a diventare livornese, o un livornese a diventare pisano, non so come sia andata a finire...»

«È sicuro di non avere qualche virus cerebrale?» mi interrompe la signora, «Lei va blaterando di spread e di Sicilia, di uragani e di province quando il pericolo è alle porte e da parte sua neanche il più piccolo cenno di averlo riconosciuto». «E quale sarebbe, il pericolo?» domando. «Juventus-Inter». La risposta mi lascia di stucco: «Juventus-Inter? Non capisco. Beh, certo, da milanista...» «Tenga per sé le sue disgrazie» ribatte la signora, «il problema non sono le squadre, ma la partita in sé». «Andiamo, signora Malinpeggio: è solo una partita di calcio. Importante, certo. Ma solo una partita».

La signora sbuffa: «È quello che dite tutti, voialtri. Ma io lo so come va a finire». «Se lo sa, me lo dica, che piazziamo una puntatina...» «Non il risultato, sciocco! So come andrà finire dopo». Si avvicina per confidare: «Temo che qualcuno darà la colpa all’arbitro». «È possibile» riconosco io, «capita spesso. Che cosa c’è di male?» «Non è mai colpa dell’arbitro» dice lei. «E di chi, allora?» domando io con un filo di voce. Gli occhi della signora mandano fiamme: «La colpa è nostra. Sempre. Se lo ricordi».

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