Lassù e quaggiù

Parlando di gente fortunata, come non ricordare che Curiosity si appresta a celebrare il suo quarto anno su Marte? Certo, non è che Curiosity appartenga precisamente alla categoria “gente”: si tratta infatti di un “rover”, un veicolo spaziale costruito dalla Nasa bullone su bullone. Nonostante ciò, per lui - o per lei - è inevitabile provare un umanissimo sentimento di invidia. Via da questo pianeta intristito, via dalle guerre, via dalle violenze più o meno domestiche, via dalle polemiche sui dirigenti Rai, via dalla fila alla cassa del supermercato. Quattro anni via da tutto e tutti senza la possibilità, neanche volendo, di sintonizzarsi su “La gabbia” o “Ballarò”.

Resta il sospetto che Curiosity potrebbe spendere il suo tempo su Marte in maniera più interessante. Secondo l’ultima relazione della Nasa in questi quattro anni il rover ha scattato circa 128.000 fotografie - meno di un adolescente che abbia Snapchat installato sul telefonino - ed esaminato 16 campioni di rocce. Anche ammettendo un esame particolarmente puntiglioso dei campioni in questione, non sembra trattarsi di un attività per la quale a sera, pur considerando che il giorno marziano dura 40 minuti in più di quello terrestre, si arrivi stravolti e sudati.

La conclusione più interessante alla quale Curiosity è pervenuto in questi quattro anni di lavoro (vabbè) è che su Marte in passato c’erano condizioni favorevoli alla vita. Per coincidenza, si può dire esattamente la stessa cosa della Terra: in passato fiumi, mari, foreste e radure pullulavano di vita, oggi più che altro si sente il ronzio delle lampade al neon.

Ciò detto, dubito che Curiosity opterebbe per un ritorno tra noi. Con Marte la Terra condivide un passato promettente ma ormai sfumato. La differenza, a questo punto, la fa il futuro: è possibile che nelle prossime ere lassù accada qualcosa di meraviglioso. Quaggiù, al massimo, ci sarà un referendum.

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