Le dita di Aurora

La citazione di Telemaco da parte del premier Renzi nel suo discorso al parlamento di Strasburgo è stata commentata, elogiata, derisa, criticata e, come capita spesso in questi tempi di comunicazione a presa rapida, trasformata in un globale chiacchiericcio a tratti spiritoso, a tratti stucchevole.

Un merito, forse involontario, la citazione di Renzi ce l'ha: l'averci fatto ripensare a quei testi lontani, che a scuola spesso odiavamo ma che, con il passare degli anni, abbiamo con crescente chiarezza riconosciuto per essenziali. Bello sarebbe, oggi, recuperarli del tutto e, visto che Renzi ha aperto la strada, utilizzarli appieno, nello stile e nei contenuti, per “leggere” la politica attuale. I resoconti parlamentari potrebbero diventare più intensi ed epici, oltre che poeticamente accattivanti, se importassero lo stile dell'Odissea. Il giorno di una decisiva votazione a Montecitorio potrebbe incominciare con l'immancabile richiamo ad “Aurora dalle rosee dita” e gli interventi dei parlamentari, nonché le risposte dei ministri, potrebbero venir introdotti da quell'avverbio che sempre accompagna le parole del prediletto di Renzi: “Le rispose allora giudiziosamente Telemaco".

Neppure ci starebbe male che, tra l’aula e le commissioni, si muovesse furtiva la dea Atena glaucopide (vuol dire dagli occhi lucenti di civetta, mi son preso la briga di controllare), capace di trasformazioni inusitate e suggerimenti sapienti. Di trasformisti, al parlamento, non ne sono mai mancati, ma per i sapienti il posto lo si trova sempre. Insomma, un bel parlamento alla greca, ma quella antica, sulle cui teste pesa sempre il rischio che Zeus scagli, con la precisione di un franco tiratore, uno dei suoi fulmini, più decisivo e preoccupante di una votazione a scrutinio segreto. Avremmo finalmente una legislatura memorabile, addirittura mitica, nel vero senso della parola. L'unico rischio è che tra qualche migliaio di anni la facciano studiare a scuola.

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