Le forze della ragione

Devo riconoscere, in tutta sincerità, che mai è mi è capitato di essere svegliato in piena notte dalla polizia e di essere apostrofato dalla medesima con le parole “puttana russa”. D’altra parte, nessuno può sostenere che io sia russo.

A dar retta alle testimonianze raccolte dai giornali, a qualcuno è invece toccato questo sgradevolissimo risveglio e non c’è dubbio che la faccenda meriti un serio approfondimento. Se la catena delle responsabilità debba arrivare fino al terminale ultimo, ovvero il ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano, è una questione importante ma solo e soltanto sotto un profilo politico. Altrettanto importante - e per certi versi anche di più - è interrogarci su che tipo di forze dell’ordine abbiamo, su come vorremmo fossero e su che cosa possiamo fare perché diventino come vogliamo.

Il dibattito, invece, mi sembra al solito smodatamente ideologico. Allo schieramento che ammonisce a “tener giù le mani dalle forze dell’ordine”, si oppone quello dei “celerini fascisti” sempre e comunque: tra queste opposte roccaforti il cannoneggiamento continua senza che il Paese, nel suo complesso, ne possa trarre beneficio concreto.

Sbaglierò, ma in un contesto in cui la crisi - anche considerata sotto la sua luce migliore, ovvero come una metamorfosi della struttura economica - incide duramente sulla società, in cui le migrazioni creano inedite tensioni, in cui la politica non ha ancora imparato linguaggio e strategie per rispondere alle nuove esigenze, dovremmo tutti poter contare su forze dell’ordine moderne, capaci di interagire a tutti i livelli con la popolazione e dotate, negli individui e nell’organizzazione, di sicura intelligenza e ampiezza di vedute.

Mi sembra che in moltissimi casi sia già così ma credo che tutti, uomini in divisa e uomini in borghese, saremo presto chiamati a fare di più e di meglio. Sarebbe bello poter contare, in questo viaggio, non più solo su severe forze dell’ordine ma anche su attrezzate forze della ragione.

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