Le pezze giustificative

Le pezze giustificative

Di tutte le espressioni che le vicende giudiziarie connesse alla politica portano alla ribalta, la più entusiasmante, per me, è "pezze giustificative".

Per essere intesa a definire qualcosa di ingannevole, se non proprio di truffaldino, a indicare una distrazione, se non addirittura un imbroglio, bisogna ammettere che, in sé, è una formula piuttosto onesta: la "pezza" è un corpo estraneo che si applica su una superficie lacerata allo scopo di nascondere il danno; "giustificativo" è un aggettivo neutro ma, una volta accostato al sostantivo "pezza", lascia intendere con candore che siamo di fronte a un semplice paravento, a una versione di comodo, a una scusa concepita senza eccessivo esercizio di originalità. In sintesi, la "pezza giustificativa" è un qualcosa messo lì perché chi deve vigilare sulla regolarità degli affari possa dire, senza fatica: «Ho controllato, ho visto: è tutto a posto; passiamo oltre».

Oggi si fa un gran bailamme, come se le "pezze giustificative " non fossero sufficienti a giustificare un bel nulla, e in effetti è così: le pezze non rammendano la realtà, la occultano, e le giustificazioni non testimoniano la verità, la correggono. Ma è nella natura umana, credo, accontentarsi di versioni dei fatti e non di cercare fatti al netto di versioni. E se Qualcuno, alla fine dei giorni, tutto arrabbiato ci chiederà conto delle nostre azioni, potremo forse aspettare che sbollisca, per poi dirGli: «Guardi, io La capisco, ma non si preoccupi: quando c’ha due minuti liberi vengo su e Le porto tutte le pezze giustificative».

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