Le prime lacrime

C’è un gran cartello che sovrasta il formicaio umano. Il cartello dice: «Lavori in corso». Sono quei lavori di costruzione sociale intesi a porre dei limiti a comportamenti dolorosi quali il razzismo, il sessismo e l’omofobia. Sono lavori che costruiscono tabù verbali, tracciano i limiti delle interazioni umane e arrivano a imporre pesanti sensi di colpa e meccanismi di esclusione sociale. Possono sembrare eccessivi, a volte, questi nuovi “tabù” e non di rado si giurerebbe che vengano edificati sulla logica tutta formale del politicamente corretto.

Eppure, a pensarci bene, non è proprio così. Benché questi limiti possano sembrare delle ingerenze nella nostra libertà di esprimerci e di formare opinioni, essi sono intesi a rispettare le opinioni degli altri, la loro sfera personale e il diritto di comportarsi secondo convinzioni, tendenze e inclinazioni personali.

Dirò di più: ai tabù di cui sopra ne andrebbe aggiunto uno che manca, si può dire, da sempre: quello che vorrebbe impedirci di deridere il prossimo a causa del suo aspetto fisico. Anche in questo caso i lavori sono certamente in corso: ci sono politici, giornalisti, personalità pubbliche che, in tempi recenti, si sono dovuti scusare per aver azzardato battute sulla statura di un avversario politico, per aver sottolineato lo spiazzo d’ombra proiettato dal naso di una signora o, ancora, per aver alluso alla necessità di portare con sé provviste nel caso si decidesse di affrontare la circumnavigazione di un certo soggetto.

Privare la dialettica del diritto di denigrare il prossimo per l’aspetto fisico trasformerebbe l’umanità, credo, più profondamente di quanto siano riuscite a fare ideologie e letterature. Mi viene addirittura il dubbio che sarebbe uno sforzo quasi disumano: la tentazione di ferire qualcuno per un naso storto, un paio di orecchie in appalto alle telecomunicazioni o un sedere cospicuo, deve essere spuntata con l’alba del Primo giorno: il calar del sole deve aver visto le lacrime del primo ciccione. Pardon, del temporaneamente sovrappeso.

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