Le strade per Roma

Vediamo se la situazione si può riassumere così: abbiamo una rete stradale - ma più in generale una tela urbanistica - piuttosto vecchia, costruita in tempi in cui lo sviluppo incalzante induceva a fare in fretta, sulla quale non abbiamo apportato alcun ammodernamento e, per risparmiare, facciamo ora poca manutenzione. In più, ci sono i rischi geologici e quelli meteorologici e, quasi ovunque, la certezza della corruzione. Infine, abbiamo una burocrazia folta e ramificata che assorbe molto denaro e, in cambio, si prende ore di tempo per (non) chiudere una struttura pericolante.

Non so se, finiti gli accertamenti tecnici e giudiziari, la tragedia di Annone sarà esattamente riconducibile allo scenario di cui sopra, ma siccome mi sento di poter dire che in esso è contenuta molta verità, stupisce che molti cavalcavia stiano in piedi e non che uno, purtroppo, sia crollato.

Non crolleranno, per un po’ almeno, i ponti sulle autostrade nuove, quelle realizzate in project financing: non che ci sarebbero comunque rischi per le persone, visto che non ci passa mai nessuno. Sono lì: irragionevoli monumenti al profitto mancato, chilometrici indicatori di una miopia progettuale il cui conto finirà, naturalmente, a carico della collettività. Bisognerebbe organizzare gite in pullman per visitarle, portarci le scolaresche in massa, come una volta si faceva con la Certosa di Pavia. Le nuove generazioni potrebbero così riflettere subito sui paradossi del Paese che, un giorno, verrà loro affidato: da una parte le strade che servono, quelle percorse da un volume sempre crescente di automobili (anche perché investire in ferrovie che non necessariamente siano a lunga percorrenza a noi ci fa schifo) malridotte e pericolose, dall’altra quelle nuove, vuote come in un plastico da vetrina perché costruite con logiche diverse dal servizio e dalla pubblica utilità.

Speriamo che sul disastro di Annone si faccia chiarezza, è ovvio. Dubito però che le cose cambieranno. Qui non si ha neppure il coraggio di rinnovare i proverbi e ammettere che sì, tutte le strade portano a Roma, ma arrivarci incolumi non è affatto garantito.

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