L’enorme fiction

In tempi in cui un’idea bizzarra non si rifiuta a nessuno, mi sento autorizzato a sperare che qualcuno, un giorno, si decida a erigere l’unico monumento ormai mancante. Prima di rivelare di che cosa si tratta, vorrei far presente che, forse, la mappa dei monumenti in giro per l’Italia si è fatta un po’ confusa. Ci sono steli che ricordano i combattenti di una parte e anche quelli dell’altra come se non sapessimo decidere chi ha vinto e chi, in fin dei conti, fosse nemico di chi. Se estendiamo l’indagine al mondo, scopriamo che in giro c’è davvero di tutto: accanto ai monumenti dedicati agli eroi, ai politici, ai letterati, ai pittori, ai musicisti e agli industriali, sorgono manufatti che, pur di esistere, sono disposti a celebrare di tutto: personaggi di fantasia, animali indifferenti al tributo portato loro, leggende improbabili e veri e propri falsi storici.

Ecco perché non ho rossori nel proporre un nuovo monumento di mia concezione: il monumento ai Caduti Finti. I monumenti ai Caduti veri, quelli vittime di tragedie belliche, ovvero di follie diffuse e deliri di potere, sono luoghi per noi ormai anonimi. Leggiamo i nomi incisi nelle lastre di marmo, osserviamo le coccarde tricolori sventolare tristemente dopo cerimonie sempre più dimesse e, per quei poveri morti, ormai ben pochi di noi riescono a provare un sentimento profondo, una pietà autentica e coltivare in sé quel convinto sentimento di ribellione che deve separarci da ogni tentazione di guerra.

Viviamo in una stagione storica in cui i morti ai quali ci sentiamo più vicini, quelli di cui, in qualche modo, condividiamo la sorte, sono i Caduti Finti. Perché dunque non concedere un omaggio marmoreo a quelle legioni di figuranti che, al cinema e in tv, abbiamo visto cadere falciate da immaginarie pallottole, a quei cowboy che si sono prestati a contorcersi colpiti al ventre in fitte sparatorie al ranch, per quei morti da set pronti a rinascere dopo il ciak e che, nelle fiction, hanno ormai dissacrato perfino la malattia e il terrorismo pur di contenerci nella enorme, asettica fiction che ci circonda?

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