Lento americano

Doveste avvertire l’impellenza di scaricare un film in hd da Internet, potrebbe valere la pena fare un salto a Seul, capitale della Corea del Sud: 7 secondi in tutto ed è fatta. Per una connessione alla Rete di questa velocità i coreani pagano meno di venticinque euro al mese.

Se proprio non volete spingervi fino a Seul, ci sono località più a portata di mano che vi garantiranno (quasi) lo stesso servizio: Zurigo, Bucarest e Parigi, per esempio. Una sola mossa è sconsigliabile: andare negli Stati Uniti.

Pare incredibile, ma è così: la nazione cui tutti guardiamo come avanguardia tecnologica - almeno nel campo dell’informatica - ha vene digitali sclerotiche. Lo stesso film che a Seul sarebbe disponibile il 7 secondi, in America si farebbe attendere per circa 80. Non un problema poi così grave, non fosse per il fatto che, per ottenere tale prestazione, comunque inferiore a quella asiatica, l’utente Usa dovrebbe accedere al più veloce servizio disponibile sul mercato, del costo di 250 - e non 25 - euro al mese.

Gli esperti spiegano che non si tratta di un problema tecnologico ma di una distorsione del mercato: sotto accusa la mancanza di competizione tra “provider”. Nelle maggiori aree urbane degli Stati Uniti due gestori, al massimo tre, si contendono la clientela. Sarebbe meglio dire che se la dividono: spesso accade che “facciano cartello” e stabiliscano tariffe da duopolio. Un inciucio, come diremmo da questo lato dell’oceano Atlantico, che si riflette anche sulla qualità, oltre che sul costo, del servizio.

Potremmo trarne la molto saggia morale che il progresso tecnologico da solo non basta, se non è accompagnato da un’altrettanto avanzata etica economica. In sintesi, un vero e proprio problema di cultura.

Sarebbe poi interessante paragonare la velocità delle connessioni coreana e americana con quelle disponibili in Italia. Purtroppo, al momento di andare online con questo post, il computer sta ancora scaricando i dati dalla Rete.

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