Ora che un roboante mattacchione potrebbe installarsi alla Casa Bianca, gli americani si chiedono se, per caso, la democrazia sia in crisi. Non la loro democrazia, beninteso: la democrazia in generale.
La domanda è al centro di un lungo editoriale pubblicato da Bloomberg, intitolato "La democrazia? Fa così 2005". A intendere, azzardo, che negli ultimi dieci anni abbondanti si è passati dalla certezza democratica a un diffuso scetticismo: "La classe media" sintetizza Bloomberg "oggi punta su figure autoritarie". E cita, oltre a Trump, il nostro Berlusconi, il russo Putin, il thailandese Thaksin, il venezuelano Chàvez e il turco Erdogan. Non arrabbiatevi con me per inclusioni (od omissioni) che vi vedono in disaccordo: queste sono le scelte di Bloomberg e io mi limito a riferirle.
Anche perché, fatta la tara delle inevitabili differenze nelle parabole storiche dei succitati soggetti e delle diverse premesse politiche dalle quali ognuno di loro ha preso le mosse, è molto più interessante seguire il ragionamento generale. È vero o no che si sta ripetendo un sommovimento già ben noto, e che vede ciò che Bloomberg chiama "classe media" e che altri potrebbero etichettare come "maggioranza silenziosa" o addirittura "segmento produttivo", manifestare segni di insofferenza? Un'insofferenza che parte certo dal magma inconcludente delle chiacchiere, dagli ostentati privilegi della politica e dalla sua incapacità di agire per tempo sui bisogni diffusi, ma che arriva a voler travolgere le fondamenta stessa del sistema, ovvero i suoi principi. Come se i passeggeri, stanchi dei continui ritardi dei treni, finissero per svellere i binari e dare fuoco alla stazione.
È vero sì, diremmo noi: resta da vedere quando la "classe media", nel tentativo di spaventare chi la infastidisce, finirà per terrorizzare se stessa, come un leone davanti allo specchio. Vedrete: sarà il giorno in cui Bloomberg ci racconterà del ritorno della democrazia.
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