L'eredità spaziale

Parliamo di uomini e di umanità tutto il santo giorno ma ho il sospetto che l’uomo, questo gran mistero che non è tale, ben poche volte abbiamo il coraggio di guardarlo in faccia. Eppure segni della sua presenza - e della sua essenza - sono dappertutto, basta saper cercare. Certo, in alcuni posti sono più evidenti che in altri e, di conseguenza, inviano segnali più chiari, inequivocabili. Io conosco un posticino dove il segnale è talmente chiaro da risultare, letteralmente, fuori di questo mondo. Se credete, ve lo mostro. Una premessa: potreste trovarlo un po’ offensivo o ributtante ma se, come l’avete menata per tutta la settimana, davvero «vous êtes Charlie», allora è il momento di dimostrarlo. Il luogo dove l’uomo ha lasciato la traccia di sé che più denuncia e rivela la sua essenza è la Luna. Qualcuno, di recente, si è preoccupato di stendere un inventario del materiale abbandonato dall’uomo sulla superficie del satellite in seguito alle numerose missioni dirette alla sua superficie. Ad alcune di queste missioni, come sappiamo, l’uomo ha partecipato di persona.

Pubblicato sul sito trashonthemoon.com, l’inventario comprende, tra l’altro, cinquanta velivoli spaziali, due palle da golf, dodici paia di stivali, un assortimento di martelli, scalpelli e badili, fazzolettini umidi usati, un tagliaunghie, sei bandiere degli Stati Uniti d’America, una fotografia della famiglia Duke (lasciata dall’astronauta di Apollo 16 Charles Duke), un ramo d’olivo scolpito in oro e novantasei (96) borse di feci, urina e vomito.

Forse non è possibile giudicare un uomo dalla sua spazzatura e dunque non sarebbe legittimo farsi un’opinione definitiva dell’umanità in base al ciarpame spaziale, ma se qualcuno di extraterrestre, e dunque extra-umano, dovesse passare di lì, un’idea generale potrebbe comunque farsela: quella che laggiù, sul bel pianeta blu e verde, abita un ostinato turista del creato che, dietro di sé, lascia sempre e comunque un’eredità di cacca e carabattole.

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