L'errore

L'errore

La vita dello scienziato di tanto in tanto può essere noiosa. Ecco perché, nelle aule d’Università e nei laboratori di ricerca, certi buontemponi in camice bianco si divertono a inventare esperimenti che, a prima vista, potrebbero sembrare frutto della mente di un qualche degente dell’ospedale psichiatrico.

È un poco il caso dell’esperimento condotto da Marieke Toffolo dell’Università di Utrecht la quale, al comando di un manipolo di settanta ricercatori, ha voluto accertarsi se il meccanismo psicologico alla base della "Recherche" di Proust abbia un fondamento scientifico. Come si ricorderà, il capolavoro dello scrittore francese è basato su un gigantesco flashback, ovvero un’accensione della memoria scatenata di una "madeleine" intinta (sarebbe a dire: "pucciata") nel tè.

I ricercatori hanno proposto a un certo numero di volontari la visione di filmati particolarmente cruenti (incidenti stradali, operazioni chirurgiche, scene di guerra) accompagnandoli, per alcuni di loro, con musica, per altri con luci colorate e per altri ancora con un profumo di cassis. Richiesti, una settimana dopo, di ricordare dettagli dei filmati, i volontari al "cassis", chiamiamoli così, non hanno dato prova di aver trattenuto nella mente particolari più precisi, vividi o intensi degli altri. In conclusione, la monumentale opera di Proust, studiata e ammirata, temuta e discussa, copiata e respinta, amata e odiata, celebrata e maledetta, si basa su un assunto del tutto infondato e arbitrario. Il che la rende ai miei occhi mille volte più ammirevole.

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