Lettera personale

Ricevo e volentieri divulgo:

«Gentile signor Mario, chi le scrive non è una persona fisica. Non dispongo di domicilio fiscale e neppure di residenza anagrafica. Non ho un conto corrente e non risulto iscritto al Touring Club. Questo perché non sono una persona: sono una parola. O meglio, ero una parola.

«Lasci che mi presenti: sono la parola “autoscatto”. Da qualche mese sono stata messa da parte in favore di un lemma d'importazione: “selfie”. Lungi da me farne una questione di nazionalismo o, peggio ancora, di xenofobia. Mentre alcune mie colleghe protestavano per l'introduzione nella lingua di termini come “fashion”, “smartphone”, “break” e “marketing”, io le invitavo a mantenere una certa ampiezza di vedute. “Oh” mi rispondeva sarcastica la parola “pausa”, “tu vuoi dire che dovremmo guardare alla 'big picture'”. E io, con pazienza, a sostenere che non era il caso di arrabbiarsi, che l'inglese, responsabile per tante parole immigrate da noi, è a sua volta una lingua generosa, che negli anni ha accolto tante parole straniere, tra cui “spaghetti” e “tiramisu”.

«Oggi che provo il dolore dell'eliminazione sulla mia pelle, penso che avrei dovuto essere più intransigente. Che cosa distingue “autoscatto” da “selfie”? Niente, se non un aggiornamento tecnologico. L'autoscatto si faceva con quegli aggeggi meccanici a timer – chiedo scusa: a temporizzatore - che davano al fotografo dieci secondi per aggirare la macchina e presentarsi davanti all'obiettivo. Quasi mai, debbo dirlo, arrivava in tempo e i cassetti sono pieni di foto con gente colta mentre impreca a metà strada. Il “selfie” si fa invece con il telefonino, rivolgendo a se stessi l'obiettivo digitale. Ora che ci penso, in effetti tra “autoscatto” e “selfie” una differenza c'è: il primo tendeva quasi sempre a includere più persone, l'autore voleva regalare un'immagine a se stesso e agli altri. Gli autori dei “selfie” pensano invece solo a se stessi: sarà per questo che la parola è stretta parente di “selfish”, egoista. Propongo allora un compromesso. Mandate pure me, l'autoscatto, in pensione, ma sostituitemi con un neologismo italiano: l'“egoscatto”».

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