Dal diario di bordo: oggi, 27 aprile, a due giorni di mare dalla Grande Celebrazione, trovo il tempo di chiudermi in cabina e stendere, a mente fredda, due righe. Anzi, quasi quasi sapete che cosa faccio? Finito di scrivere, arrotolo il messaggio e lo infilo in una bottiglia. Va da sé che dovrò affidarlo alle onde perché lo sospingano sulla spiaggia di qualche Postero.
Al quale vorrei dire che, in quest’anno 2015 in cui abbiamo festeggiato i 70 anni dalla Liberazione, andrebbe infine ammesso che qui, di Liberazione, non c’è ancora traccia.
Bisogna distinguere infatti tra Liberazione e Liberazione. Il 25 aprile si è celebrato, al massimo, l’epilogo di una guerra che, se si pensa all’alternativa, è bene sia finita come è finita. Questa, se si vuole, è una Liberazione. Tutto il resto – le manifestazioni, le polemiche, i fischi, le contestazioni, le contro-contestazioni – non porta traccia di Liberazione. Al contrario, dimostra il trionfo del Pregiudizio, che della Liberazione è nemico mortale.
Non c’è giorno in cui tutta la miopia culturale del paese si palesi in maniera più clamorosa. Ognuno con i suoi due etti di risentimento, la sua fettina di saccenteria, la sua ampolla di bile e, soprattutto, le sue belle fette di prosciutto applicate agli occhi. E noi e voi, e gli altri, e la retorica e il cinismo, i tweet, e i discorsi e i post su Facebook e zitto lei e macché zitto voi invece. Liberazione? Zero al quoto. Anzi, man mano che passa il tempo siamo sempre meno Liberi e sempre più disperiamo di venir Liberati: anno dopo anno ci si allontana dai fatti e dunque da una consapevolezza concreta, seppur vaga, di ciò che veramente accadde.
A che cosa dovrebbe servire, oggi, un 25 aprile se non a festeggiare le conquiste civili di cittadini che, partecipando a una società libera, sviluppano una mentalità aperta, refrattaria al branco, alla partigianeria (nel senso di faziosità), al fanatismo e al cieco livore? Dovrebbe essere un giorno in cui ci si congratula per il conquistato diritto a pensare e a parlare in Libertà. Invece, è il giorno in cui, la Libertà altrui, si fa gara a zittirla.
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