Licenza di sorridere

«Malato e impotente». Così, ieri, un giornale parlava di James Bond. Lo ammetto: ho sobbalzato sulla sedia. Per quanto puerile possa sembrare, James Bond è uno dei miei miti. Sì, proprio James Bond: quello maschilista, violento, sbevazzone e ottuso, lo 007 con licenza di uccidere, figlio della penna di Ian Fleming e, soprattutto, di una lunga teoria di film iniziata dalla coppia di produttori Saltzman-Broccoli.

Del personaggio, dell’agente segreto meno segreto del mondo, si occupato il British Medical Journal, sostenendo in un articolo che lo stile di vita condotto da 007 nei suoi film - alcol, fumo, sesso, avventure ad alto tenore di stress - lo avrebbe ridotto a uno straccio. Potessimo incontrare il presunto “vero” James Bond, ci troveremmo di fronte a un vecchio malvissuto, tormentato dalla cirrosi epatica e, dice il giornale con compiaciuto spregio per la fama di donnaiolo del nostro, «senz’altro impotente».

Nel compilare l’articolo, il redattore del Journal è a sua volta vittima di una grave patologia: sindrome da correttezza politica acuta. Il testo sarebbe intenzionato a trasmettere un messaggio edificante: non cercate di imitare quest’uomo, non copiate il suo stile di vita, perché vi farebbe male alla salute. Essere 007, in pratica, sarebbe come avere sì una licenza di uccidere, ma se stessi.

Al Journal sembra sfuggire un fatto piuttosto semplice: chi nella vita reale volesse emulare James Bond senza comprendere che si tratta di un personaggio di fantasia dimostrerebbe di avere seri problemi non solo al fegato, ma anche al cervello. La scienza medica forse non lo riconosce, ma esiste un fenomeno che coinvolge milioni di spettatori in tutto il mondo, e si chiama “sospensione dell’incredulità”. Ci permette di credere, per due ore, che Bond possa bere un tanica di Martini cocktail, andare a letto con tutta la prima fila del corpo di ballo di “Mamma mia!”, saltare da un elicottero senza paracadute e arrivare in orario alla cena dell’ambasciatore. Ma soprattutto ci rilascia la licenza di sorridere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA