L'idea fissa

L'idea fissa

Le vie della pubblicità, penserete, sono infinite. Niente affatto, passano invece per una singola idea. Un’idea che potremmo definire fissa. Lo ha dimostrato «L’Unità» nel momento in cui ha invitato le sue lettrici a far buon uso del loro telefonino con fotocamera per riprendere, in tutta Italia, cartelloni pubblicitari che, facendo leva sul sesso, trattano in modo degradante il corpo delle donne.
Un consorzio di produttori di ciliegie usa uno slogan apparentemente innocuo - «Una tira l’altra»  - ma dopo aver mostrato una galleria di ragazze, invita: «Provale tutte». Questo è ancora niente. Un ottico promette: «Fidati... te la do gratis». E, in piccolo: «La montatura». «Fatti il capo!» esorta un cartellone su quale campeggia il volto sensuale di una giovane. Solo in un angolo si specifica che «Il capo» è un amaro. «Abbiamo le poppe più famose d’Italia!» annuncia, con esemplare eleganza, una compagnia di navigazione, mentre «Degustala!» sarebbe l’invito adeguato per un vino chiamato «Passera delle Vigne». Infine, «Noi ve la diamo anche a noleggio» esalta le offerte di un autosalone.
A «L’Unità» le donne hanno detto di sentirsi offese per essere trattate in questo modo. Concordo e aggiungo che, un poco, mi sento offeso anch’io dal fatto che certi pubblicitari pensino al pubblico maschile come a una massa di adolescenti afflitti da pruriti genitali. Forse perché, a guardar bene, non sbagliano. Una cosa, care donne, è purtroppo certa: quando ce la date, non ve la restituiamo più. La dignità, intendo.

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