L'incidente

L'incidente

Questa storia risale all’estate del ’72 o del ’73. Il luogo in cui trascorrevo le vacanze si era scoperto ingentilito dalla presenza di una nuova bambina che, giocando in giardino con il fratello più piccolo, incantava tutti con i suoi capelli biondi e gli abitini rosa. Purtroppo, l’interesse che i ragazzini le dimostravano non era affatto ricambiato: lei si limitava a giocare con il fratellino, a pettinarsi i capelli biondi e a esibire un abitino rosa dopo l’altro.

Il mio amico Chicco decise che sarebbe stato lui il primo a ottenere la sua attenzione. Aveva un sistema infallibile: nessuno, infatti, poteva vederlo procedere a bici impennata lungo la discesa davanti a casa senza rimanere colpito dalla sua abilità e dal suo coraggio. «Quando sto per passare, tu grida qualcosa» mi ordinò, «Per esempio: "Guardate!", oppure: "Ma chi è quel fenomeno?" Vedrai che lei alzerà gli occhi».

Feci come mi era stato detto e, in effetti, alle mie grida la ragazzina rispose alzando gli occhi. Chicco procedeva velocissimo lungo la discesa, la bici in costante impennata. Giunto in fondo alla via, qualcosa andò storto perché egli andò a schiantarsi con gran fragore contro un garage.

Ho sempre pensato che il bilancio di questo incidente fosse del tutto negativo: Chicco rimediò cinque punti sulla fronte, la bici divenne inservibile e la ragazzina non restò per nulla ammirata. Oggi capisco che poteva andare molto peggio: invece di una bici, avrebbe potuto essere una nave da crociera.

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