L'incombenza del Natale

L'incombenza del Natale

Un amico mi scrive istruendomi perché dedichi una di queste "buonanotte" all’incombenza del Natale. Egli ritiene utile un commento sul fatto che l’anticipazione delle festività a scopi commerciali sta raggiungendo livelli intollerabili. In base a un suo calcolo empirico, negli anni scorsi si individuava l’inizio del gran festival natalizio «nell’ultima settimana di novembre». Quest’anno, egli afferma di essersi imbattuto in un Babbo Natale prima del 15 novembre.
Vedete, il fatto è che su questa faccenda del Natale anticipato io sono a conoscenza di una scomoda verità che, da un lato, mi impedisce di accontentare l’amico svolgendo un temino umoristico sull’argomento e, dall’altro, se svelata, troverebbe impreparata gran parte della popolazione.
Al diavolo! Scelgo di parlare: il pubblico deve sapere. Il fatto è questo: il mio amico si sbaglia. Il Babbo Natale da lui avvistato non era affatto un’avanguardia del Natale 2010. Piuttosto, già annunciava quello del 2011. Proprio così: la macchina commerciale legata alle feste ha doppiato se stessa e, oggi, batte la grancassa per un appuntamento lontano tredici mesi. Non è tutto: le colombe che vedremo in vetrina nel 2011, annunceranno nientemeno che la Pasqua del 2025. Il record spetta a San Valentino: l’anno prossimo si venderanno cioccolatini per il 2094. Sento già la vostra obiezione: perché acquistare qualcosa per una festa che verrà quando saremo morti e sepolti? Ma pensa un po’: vi sembra la rigidità cadaverica un buon motivo per negare il vostro aiuto alla bilancia dei pagamenti?

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