Vero, anzi verissimo: la Rete è intasata di insulti, minacce, sfoghi pieni di razzismo e di intolleranza. Si direbbe, frequentandola, che della lingua facciamo un uso brutale. Se fosse una chitarra, tormenteremmo le corde fino a strapparle; fosse un tamburo, l’avremmo sfondato di prepotenza. Questa, almeno, è l’impressione generale e tutta la sarabanda referendaria - prima e dopo il voto - sta lì a confermarla.
C’è il caso, però, che noi non si abbia sotto gli occhi il quadro completo e se ad attirare la nostra attenzione sono le parole più dure e volgari non è detto che, altrove, qualcuno usi la lingua per scopi teneri facendo ricorso a note dolci. Chi il quadro dice di vederlo tutto assicura che è proprio così: l’italiano è (ancora?) una delle lingue più amorevoli del mondo.
Un’analisi mondiale dei messaggi trasmessi via Viber (app che usa la tecnologia Voip per telecomunicazioni via Internet) attesta che gli italiani scambiano moltissime parole d’amore: in questa particolare classifica ci battono soltanto spagnoli e francesi, a conferma che le lingue latine - dunque non si tratta di un luogo comune - si prestano particolarmente alla trasmissione del romanticismo.
Purtroppo non sappiamo come l’italiano si collochi invece nella classifica delle lingue «più felici». Questa particolare graduatoria, stilata in un secondo studio, non ha preso in considerazione il nostro idioma, concentrandosi su inglese, spagnolo, cinese, francese, portoghese, arabo, indonesiano, coreano, russo e tedesco.
Lo studio ha scelto 100.000 parole tra le più usate e le ha classificate come “felici” o “tristi” (esempio: “mentire” e “piangere” sono state definite infelici, “ridere” e “amare” come felici) e ne ha rilevato la frequenza in social network, giornali, libri e film. Risultato: lo spagnolo non solo è la lingua più amorosa ma è anche la più “felice”. In coda ci sono invece i cinesi, capaci di espressioni particolarmente negative, specie quando costretti a sorbire il brodo con le bacchette.
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