Da un punto di vista strategico è stato come se, disponendo di un conto corrente in rosso, avessimo deciso di non fare l’estratto per alcuni mesi nella speranza che qualcuno, per una ragione non ben definita, provvedesse a un consistente bonifico a nostro favore. Curiosamente, il piano non ha funzionato: quando ci siamo decisi a guardarci dentro, il conto corrente era ancora in rosso. Come prima, forse di più. Se non sono stato chiaro, la metafora intende riferirsi ai più recenti dati economici: la mancata crescita del Pil, la ripresa a rischio, lo spread che ritorna a crescere e la parola “debiti” di nuovo attuale.
Adesso ci ammoniscono che «i numeri non mentono» e che bisogna «guardare in faccia la realtà». Credessero in quello che dicono, sarebbe una proposta coraggiosa e rivoluzionaria. Non c’è da illudersi: nessuno crede in ciò che dice e, men che meno, guarda in faccia la realtà o prende spunto dall’oggettività dei numeri. Di fatto, la vita che per semplicità potremmo definire “moderna” è tutto un fuggi fuggi dalla realtà e uno sfacciato atteggiarsi in contrapposizione alla implacabile testimonianza dei fatti fornita dalle cifre. È raro che semplici cittadini prendano decisioni dettate da fredda razionalità: la maggior parte di esse dovrebbe essere basata su rilevazioni e ragionamenti puramente statistici, mentre ognuno di noi preferisce seguire il sentimento e la speranza.
In tempi in cui perfino l’età è diventata un riferimento discutibile - i cinquantenni, per esempio, si ostinano considerarsi non più che trentenni -, in cui la reale disponibilità finanziaria è aggirabile con dilatori quanto ferali strumenti di prestito, e il “tutto e subito” sfida, non su base logica ma puramente volitiva, l’equilibrio fisico dell’energie e delle risorse, come volete si tengano presenti vecchi richiami alla parsimonia, all’accettazione del tempo finito, al buon governo e alla modestia? Piuttosto, domani è un altro giorno: 24 ore all’interesse del 3 per cento.
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