L’invenzione del gelato

Non conosco personalmente il signor Manuel Lineras, ma gli articoli pubblicati sul suo conto lo descrivono come «spagnolo, fisico, ingegnere, professore e amante del gelato». Un agglomerato che subito forma nella mia mente l’immagine di un ometto piccolo e nervoso, probabilmente baffuto, in continua transizione tra alambicchi, microscopi e oscilloscopi e con il camice imbrattato in ugual misura di protoni e stracciatella. Non occorre aggiungere che resisto appena alla tentazione di piazzargli sulla testa un cappello da torero.

Bisognerebbe prenderlo più sul serio, il señor Lineras, non fosse per il fatto che ha appena partorito un’invenzione che cambierà il mondo. Unendo le conoscenze alla passione, egli ha infatti messo a punto un inedito gusto di gelato che ha voluto battezzare “Xamaleón”. Non a caso, ovviamente. Lo “Xamaleón”, una volta impiantato sull’apposito cono, manifesta la caratteristica che lo rende speciale: cambia colore. La mutazione avviene grazie al contatto con la lingua del goloso di turno: “Xamaleón” contiene elementi chimici che cambiano colore a seconda della temperatura e della reazione con gli elementi acidi della saliva. Quanto al sapore vero e proprio, “Xamaleón” rientra approssimativamente nella definizione “Tutti frutti”, un miscuglio artificiale di gusti più o meno riferiti alla frutta che risulta popolare, per fortuna, più all’estero che da noi.

L’invenzione del fisico spagnolo è ancora in attesa di brevetto e di via libera sanitario: dopo di che, immagino, vedremo grandi e piccini passeggiare sui lungomare leccando avidamente gelati mutanti, quali penseremmo serviti al bar di Guerre Stellari.

Facile ironizzare sul lavoro di Manuel Lineras. Io, senza scherzi, lo terrei d’occhio in attesa di sviluppi futuri. Il gelato multicolore non mi appassiona più di tanto, ma dovesse inventare un cono capace di rimandare lo stesso avvolgente, esaltante, commovente sapore di quelli della mia infanzia allora, ¡arriba!, sarei a cavallo.

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