Lo scaffale

Lo scaffale

Sembrerà strano, ma i risultati degli studi psicologici sono tanto più significativi quanto più modesti si annunciano. Vedrò di spiegarmi. È mia convinzione che la psicologia riveli molto dell’uomo solo e soltanto se l’ambito di osservazione resta limitato. Quando ragionano sulle motivazioni che muovono certi piccoli gesti, gli psicologi illuminano la natura umana di una luce limpida e senza ombre: sorpreso in un dettaglio di se stesso, l’uomo finisce per rivelare tutto. Al contrario, quando la psicologia si fa ambiziosa, quando si pone obiettivi vasti e cumulativi, ecco che fallisce miseramente e le sue conclusioni risultano vaghe e ambigue.

Ho trovato molto interessante una ricerca che, all’apparenza, fa luce su un moto umano molto specifico anche se, come subito si comprende, fondamentale per chi si occupa di commercio. I ricercatori di un ateneo londinese hanno studiato la reazione più comune della gente di fronte a una serie di oggetti disposti su uno scaffale. Ebbene, i risultati non lasciano dubbi: sono gli oggetti disposti al centro della fila ad attirare l’attenzione, a venir afferrati per primi, quasi che l’espressione "essere al centro della scena" valga anche per le cose inanimate. Esse presentano ai nostri un valore aggiunto, inspiegabile e inesistente, per il solo fatto di trovarsi a eguale distanza dalle estremità dello scaffale. Va da sé che, al contrario, gli oggetti disposti ai lati rimandino un’impressione di scarso prestigio mano a mano che ci si allontana dal centro.

Quanto tutto ciò riveli della vita lo si deduce pensando a quante volte abbiamo assistito agli sforzi, alle spinte, alle insistenze e alle petulanze di chi insiste per portarsi al centro, per conquistare il ruolo di protagonista e di re della scacchiera per poi, una volta riuscito nel suo intento, dimostrare che forse, dopo tutto, il posto giusto era laggiù, in fondo allo scaffale.

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