Lo sciocco in blu

Lo sciocco in blu

I maschi preferiscono il blu, le femminucce il rosa. È una verità universalmente riconosciuta, scriverebbe Jane Austen. Già, ma perché è così? Si tratta di una preferenza culturale, ovvero indotta da modelli proposti fin dalla più tenera età, e dunque esterna, occidentale, potremmo dire, nel sospetto che in altre regioni del globo i bambini preferiscano il fucsia e le femminucce - non possiamo escluderlo - il giallo di Marte?

Un esperimento condotto da un paio di ricercatori particolarmente sfaccendati dimostra invece che tale preferenza si manifesta prestissimo, a partire dall’età di due anni, rendendola così, se non proprio genetica, talmente radicata da risiedere sotto la superficie dell’epidermide. Ma il meglio deve ancora venire: i ricercatori annotano infatti che quando, all’età di due anni, le bambine incominciano a esprimere una netta preferenza per il rosa, i bambini mostrano i primi segni di insofferenza per lo stesso colore. «Ed è proprio a quell’età - fanno notare - che bimbi e bimbe diventano consapevoli della differenza di genere».

Un momento topico che, come abbiamo visto, incomincia con una scelta e con un moto di repulsione. E così continua, ammettiamolo, tra attrazione reciproca e reciproca impossibilità a comprendersi, in un estenuante gioco a prendersi e lasciarsi in cui i giocatori conoscono e applicano le regole senza riuscire a comprenderle. Sappiamo solo che c’è la squadra blu e che c’è la squadra rosa. O, come altri hanno detto, «la vie en rose» e «lo sciocco in blu».

© RIPRODUZIONE RISERVATA