L'orecchio del cuore

Per la semplice ragione che viviamo nell’era dell’informazione diffusa, globale, libera e soprattutto non richiesta, qualcuno ha trovato il tempo di comunicarmi, con gentilezza, che è in vendita una scuola elementare. Non che io avessi manifestato in alcuna sede il desiderio di comperare una scuola - non elementare, non media e neppure un istituto superiore -, probabilmente la mittente del messaggio ha pensato che io potessi trovare interessante la notizia e, magari, aiutarla in qualche modo a pubblicizzare l’affare.

Lo farò, scrivendo queste righe, ma non per la ragione che pensa lei. Non trovo infatti la notizia tanto sorprendente quanto profondamente evocativa.

La scuola si trova in un paese della provincia di Ravenna e, secondo la descrizione dell’immobiliare, comprende "cinque aule, un’infermeria e un ampio giardino". Lo dichiaro subito: non me la posso permettere. Altrimenti, credo, la comprerei subito. A chi volesse indagare chiedendomi "per farci cosa?" (domanda legittima: è la stessa cosa che io rivolgo sempre a chi mi informa di aver acquistato un cd di Emma Marrone) rispondo: il punto sarebbe di non farci proprio niente. Più che altro, si tratterebbe di salvare, di conservare.

Subito, mi premurerei che nessuno possa più aprire le finestre, nella speranza di poter così racchiudere, come in un’ampolla, quella fragranza speciale, fatta di matite e pastelli, inchiostro a rivoli, colla, gesso e carta colorata che, mescolata con la luce chiara del mattino, fatta vibrare al suono della campanella, schiacciata sotto decine di piedi che, a mezzogiorno, corrono verso l’uscita, distillata con l’acqua nel secchio del bidello, cosparsa di piccole schegge strappate dal legno della seggiola, formano un’essenza speciale che va oltre la nostalgia e il rimpianto, disconosce ragione e sentimenti, per parlare, con franchezza ordinaria e umana cordialità, direttamente all’orecchio del cuore.

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