L'ospite altrove

L'ospite altrove

Capita, ogni tanto, di fare degli errori. Nel mio caso, capita anche più spesso. L’ultimo passo falso del sottoscritto? L’essersi soffermato davanti a un talk show televisivo. L’errore, ormai irrimediabile, mi ha tuttavia consegnato qualcosa di buono o quantomeno di sorprendente: per la prima volta mi sono imbattuto in un "ospite altrove".
Premessa: non ha alcuna importanza di quale talk show sto parlando (basterà sapere che trattava di immigrati); neppure è interessante conoscere la collocazione politica dell’"ospite altrove" (destra, sinistra, casino totale). Ciò che rendeva straordinaria la presenza - o non-presenza - dell’"ospite altrove" era il fatto che, mentre gli altri suoi colleghi ospiti dibattevano il tema con abituale grazia devastatrice, egli se ne stava quasi in disparte (ma in realtà allineato agli altri nella sua brava poltroncina) consultando un iPad. Forse cercava documenti, dati e informazioni utili al dibattito, ma poiché in tv ciò che sembra è, egli rimandava l’immagine di chi si estranea per mettere a frutto il suo tempo in altro modo piuttosto che partecipando alla trasmissione cui è stato invitato e cui - attenzione - ha accettato di partecipare. Ora, se nemmeno chi partecipa a un programma è a esso interessato, figuratevi come posso essermi sentito coinvolto io al quale, insieme ad altri milioni di telespettatori, il programma medesimo era offerto se non proprio imposto. L’"ospite altrove" va comunque ringraziato: per un istante ci ha mostrato il palinsesto per ciò che realmente è.

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