Quante mail avete ricevuto, in settimana, con l’annuncio che un’eredità vi aspetta nel cuore dell’Africa, oppure che una in una banca asiatica c’è un patrimonio tutto per voi, una firmetta qui, un po’ di dati personali là e se non siete milionari poco ci manca? Più di una, scommetto, e se non l’avete ricevuta questa settimana, tranquilli: sarà per la prossima.
A meno che il messaggio del benefattore non finisca direttamente nella cartella “spam”: è un dato di fatto, oggi, che i computer sono istruiti a riconoscere in automatico i tentativi di frodi, se non tutti almeno parecchi. Quelli più classici: l’esca dell’eredità, dell’investimento “sicuro”, dello scambio monetario a condizioni di ovvia inverosimiglianza. A pensarci, è ben curioso: la tendenza umana a ingannare il prossimo è per certi aspetti talmente diffusa e prevedibile da poter essere contrastata da un meccanismo automatico, una macchina, un algoritmo. Da un lato è una considerazione un poco sconsolante: significa infatti che l’istinto al pacco e contropacco è inestirpabile e tanto vale affidarne la cura a una macchina; dall’altro è una constatazione che permette anche un poco di ottimismo: ci conosciamo, ormai, e abbiamo coltivato una forma di onestà nell’ammettere la nostra sostanziale disonestà.
Diciamo allora che anche questa settimana l’argine elettronico ha tenuto e laddove non ha tenuto ci avete pensato voi, saggi e accorti, a eliminare la minaccia portata alla vostra ingenuità.
A meno che sia successo l’impensabile. Che almeno una volta, oggi lo sappiamo, è successo: una mail che annunciava a una signora cinquantenne residente nel Michigan la vincita di 3 milioni di dollari è risultata credibile, o meglio ancora vera. Per sua fortuna la signora ha recuperato la mail dalla casella “spam” e incassato il denaro, che le viene dall’aver acquistato un biglietto della lotteria circa un mese fa.
Lietissimi che la signora - per la cronaca, si chiama Laura Spears - veda ora il suo futuro finanziario attraverso lenti decisamente rosa, noi qui però adesso abbiamo un problema. Se non possiamo più fidarci neanche dei truffatori abituali, di chi potremo mai fidarci? E se il solito avvocato di un Paese remoto, invece di essere il consueto giuggiolone teso a carpire la nostra buona fede, fosse un benefattore tanto più mascherato in quanto autentico perché per noi l’autenticità non può più presentarsi attraverso i canali abitualmente frequentati dalla disonestà?
Insomma, non basta più guardarsi da coloro che, presentandosi come legittimi professionisti nascondono chiaramente (?) intenzioni losche; dobbiamo invece fare attenzione a coloro che presentandosi come legittimi professionisti dichiarano con mezzi subdoli - o che noi siamo ormai avvezzi a considerare subdoli - la propria onestà. La casella “spam” insomma non basta più, dovremo crearne una nuova nella quale vada a finire la posta che sembra ingannevole ma non lo è. Io intanto, per non sbagliare, non compro biglietti della lotteria: e se poi vinco? Pensa che fregatura.
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