Ospite di un college, Jonathan Franzen, celebratissimo scrittore americano, ha pronunciato un brillante discorso dedicato al rapporto che gli uomini intrattengono con la tecnologia. Trascritto e depurato di tutti gli "ehm ehm", "scusate il raspino" e "questo microfono funziona?", il discorso è stato prontamente ripreso dal New York Times e da questo è finito nel Corriere della Sera.
Si tratta di un testo complesso, largamente illuminante e tuttavia, in qualche punto, discutibile. Per esempio laddove Franzen sostiene che il legame con la tecnologia, con il suo ammaliante riproporsi aggiornata e scintillante, sostituisce l'amore, allorché quest'ultimo diventa troppo “umano”: impegnativo, scostante, inaffidabile. Segue una lunga descrizione del rapporto tra Franzen medesimo e il suo Blackberry che potrebbe sollevare nel lettore più pudico un certo imbarazzo. Devo confessare che il sentir parlare uno scrittore così bravo di nuova tecnologia mi ha fatto pensare a quella obsoleta; ovvero, a quella appena sostituita dall'ultimo prodotto giunto sul mercato. Il vostro nuovo telefonino, accostato a quello vecchio, fa sembrare quest'ultimo indicibilmente datato, polveroso, stanco. In una parola: vecchio. E forse è proprio questo che, nel suo frenetico tornare come "novità", la tecnologia vorrebbe sostituire: non l’amore ma la giovinezza. Appena liberato della sua scatola, un nuovo gadget irrompe nel nostro mondo, e dunque in noi stessi, aggiornandoci, ovvero “ringiovanendoci”. Moriremo allora accarezzando "l'ultima novità", sapendo però che l'aggettivo "ultima" avrà assunto, questa volta, un peso definitivo.
Si tratta di un testo complesso, largamente illuminante e tuttavia, in qualche punto, discutibile. Per esempio laddove Franzen sostiene che il legame con la tecnologia, con il suo ammaliante riproporsi aggiornata e scintillante, sostituisce l'amore, allorché quest'ultimo diventa troppo “umano”: impegnativo, scostante, inaffidabile. Segue una lunga descrizione del rapporto tra Franzen medesimo e il suo Blackberry che potrebbe sollevare nel lettore più pudico un certo imbarazzo. Devo confessare che il sentir parlare uno scrittore così bravo di nuova tecnologia mi ha fatto pensare a quella obsoleta; ovvero, a quella appena sostituita dall'ultimo prodotto giunto sul mercato. Il vostro nuovo telefonino, accostato a quello vecchio, fa sembrare quest'ultimo indicibilmente datato, polveroso, stanco. In una parola: vecchio. E forse è proprio questo che, nel suo frenetico tornare come "novità", la tecnologia vorrebbe sostituire: non l’amore ma la giovinezza. Appena liberato della sua scatola, un nuovo gadget irrompe nel nostro mondo, e dunque in noi stessi, aggiornandoci, ovvero “ringiovanendoci”. Moriremo allora accarezzando "l'ultima novità", sapendo però che l'aggettivo "ultima" avrà assunto, questa volta, un peso definitivo.
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