L'ultimo messaggio

L'ultimo messaggio

Personalmente, non credo che il mondo finirà oggi e neppure voi lo credete, altrimenti non leggereste queste righe: molto più assennatamente, dedichereste le ultime ore a ciò che amate di più, come la famiglia, gli amici, il tiramisù e i dischi di Gigliola Cinquetti.

Nonostante questa scarsa o inesistente convinzione nella fine del mondo, non è detto che riflettere sulla medesima sia necessariamente un male. Potremmo far lavorare l’immaginazione e pensare, per esempio, che quella prevista dai Maya sia non tanto la fine del mondo quanto la fine di "questo" mondo e che, nel tempo e nello spazio, a qualcun altro sarà concesso di iniziare un "altro", nuovo mondo.

In questo caso, ritengo sarebbe dovere morale di noi umani, ultimi rappresentanti di questo mondo prossimo a scomparire, lasciare un messaggio a coloro che verranno. Non un testamento, si badi, che nulla di concreto, di materiale abbiamo da consegnare. Piuttosto, troverei elegante da parte nostra vergare, a margine del commiato, una noterella nella quale, senza parere, si fornisca qualche consiglio a chi si appresta a incominciare un’avventura di vita e civilizzazione, un pugno di suggerimenti basati sulla nostra, non di rado dolorosa, esperienza terrestre.

Ecco allora che, accanto a dritte doverose ma banali, come lo spegnere la luce quando si esce da una stanza, chiudere il gas prima di andare in ferie e non lasciare mai, per nessun motivo, un megafono nei pressi di La Russa, dovremmo forse indicare ai posteri un sentiero sicuro, il migliore al quale possiamo pensare, sul quale possano incamminarsi certi di giungere a una vita degna di questo nome. Dipendesse da me, direi loro di intraprendere ogni giorno il mondo come se fosse appena nato, ringraziandolo per la terra che metterà sotto i loro piedi. Così facendo, nel viverlo e nel popolarlo stiano certi che l’ultima cosa di cui dovranno preoccuparsi è della sua fine.

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