L'umorista

L'umorista

Alcuni dicono che è un "galantuomo". Altri lo trovano "inesorabile". Personalmente, credo sia soprattutto incompreso. Soggetto di questa sussiegosa riflessione è il Tempo. Con la "T" maiuscola, per conferirgli solennità e distinguerlo da quello, più insulso, che passa in coda al supermercato o in attesa che Formigoni si dimetta. No, qui si intende il Tempo nel suo fluire storico, vitale e al tempo stesso mortale, quello che, in una lunga teoria di istanti, collega noi con il Passato, con Giulio Cesare, Gesù e Adamo, e il cui tracciato scorgiamo inoltrarsi nel futuro.

Del Tempo e del mistero che lo circonda mi è venuto l’uzzolo di parlare leggendo che, tra poche ore, questo scorcio di primavera in autunno sarà finito e le temperature scenderanno anche di 15 gradi. A queste notizie opponiamo quasi sempre una resistenza dovuta a una certa automatica incredulità: la stessa che provo, per esempio, guardando d’estate la strada davanti a casa mia senza capacitarmi che, nel giro di pochi mesi, potrebbe essere colma di neve. Eppure lo sarà, con una grazia e una naturalezza nella transizione - una gentile ostinazione, direi - che racchiude l’essenza stessa del Tempo e del suo mistero.

Sarà forse che, tutti i giorni, facciamo un uso del tempo troppo utilitaristico. Diciamo "domani" come fosse una promessa, un’occasione dovuta, un foglio bianco sul quale ricominciare a pasticciare senza l’intralcio degli errori di ieri. Poveri noi, che illusione: è come pensare di accendere una sigaretta con l’energia nucleare. La forza del Tempo è talmente superiore a noi, immensa se rapportata alle nostre energie, da potersi nascondere nella realtà, comunque certa della vittoria finale sulle nostre striminzite ancorché reboanti ambizioni. C’è qualcosa di ironico in questa sua paziente indifferenza: ecco allora che, forse, il Tempo è soprattutto un umorista.

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