L'uomo di Cosa Loro

L'uomo di Cosa Loro

Arrestereste Al Pacino per aver interpretato, con eccellenti risultati, un boss della mafia nel Padrino I, II e III? Certo che no. Gli assegnereste, invece, un bell’Oscar (premo che, per la verità, l’attore ha ottenuto solo per «Scent of a woman»).
Deve aver pensato la stessa cosa Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario dell’Asl di Pavia, una volta ritrovatosi in manette per associazione mafiosa. «Io uomo d’onore? Io amico degli amici? Ma figuriamoci! Quella di atteggiarmi a mafioso è una passione che ho fin da giovane. Mi piace darmi delle arie da malavitoso. Così, tanto per vedere l’effetto che fa».
La tesi di Chiriaco è interessante. Secondo questa logica, potremmo scendere in strada a prendere a sciabolate un po’ di gente per poi difenderci indicando un’antica predilezione per Zorro. In realtà, l’uscita del direttore sanitario non solo è sfacciata e puerile ma anche sociologicamente inadeguata. Il fatto è che, oggi, la maschera coincide con il volto, il personaggio con l’attore e, di conseguenza, il mafioso finto con il mafioso vero. Atteggiarsi a mafioso significa «fare della mafia», così come la smorfia dell’arroganza coincide con l’arroganza stessa. Non solo: anche essere efficienti significa, in realtà, sembrare efficienti e per passare da filantropi occorre semplicemente una superficiale spruzzata di generosità.
Mi auguro, dunque, che Chiriaco incontri sulla sua strada un buon giudice. Di quelli che, da ragazzi, sognavano di rifilare ergastoli a destra e a manca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA