Non andrò a Berlino perché, come diceva Adolfo Celi in “Amici miei II”, «non si deve mai andare in Germania, Paolo», ma la tentazione è forte: venerdì aprirà infatti l’edizione 2017 dell’Ifa, una storica fiera dedicata alla tecnologia. E siccome “Germania” e “tecnologia” fanno rima - non proprio e ma, insomma, ci siamo capiti - non pare esserci occasione migliore per verificare il grado di avanzamento degli apparecchi destinati ad accompagnare la nostra vita.
Nell’annunciare la fiera, i notiziari dicono che saranno presentati «televisori sottilissimi che si fondono con la parete, videocamere per filmati a 360 gradi, frigo intelligenti e altoparlanti che si controllano con la voce». Se anche voi siete ingenui come me, vi sarete soffermati sulle parole “frigo intelligenti” chiedendovi come possa un frigo essere intelligente. A questo io aggiungerei un’osservazione: a prima vista il frigo è uno di quegli apparecchi che fanno bene il loro lavoro senza bisogno essere intelligenti. Perché vogliamo cambiare questo stato di cose? Forse per sentirci interpellare da una voce arrogante: «Qual è la radice quadrata di 144? Non lo sai? Niente gelato, oggi!»
In realtà un frigo intelligente può fare tante cose, come tener conto della data di scadenza di ogni prodotto in esso contenuto e farla presente al padrone/consulatore/coinquilino. Utile no? Peccato si perda la poesia del limone ammuffito e solitario unica risorsa dello scapolo. Sarebbe un insulto alla sua intelligenza. Del frigo, intendo.
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