Mai senza solitudine

Molti di noi adulti, ormai legati per una buona porzione della giornata a smartphone, tablet et similia, avranno provato la temporanea sensazione, alzando gli occhi dallo schermo, di ritrovarsi in un mondo più quieto, povero di stimoli e, in una parola, noioso di quello offerto dall’apparecchio in questione.

Se l’abbiamo avvertita noi, questa impressione, noi che nell’era digitale siamo tutto sommato degli ospiti più o meno tollerati, corpi estranei i quali, pur maneggiando la tecnologia e apprezzando la connettività, temono che un clic sbagliato possa far esplodere il computer o vendere la casa su eBay, figuriamoci cosa devono pensare i “nativi”, i giovani, appartenenti a una generazione nata con la porta Usb spalancata nell’anima.

Come sospettavamo, provano noia e forse anche disgusto. Essi ricavano la maggior parte degli stimoli creativi dagli schermi cui dedicano tanta parte della giornata: staccati da quelli e posti davanti a un paesaggio, il loro elettroencefalogramma si affievolisce come il Milan in difesa.

Non lo dico io, beninteso: lo sostiene un volume - “The dumbest generation” - secondo il quale stiamo crescendo una nidiata di ragazzi che, insieme, riesce a essere la più stupida e la più intelligente mai vista sulla Terra.

Secondo il libro, mai nessuno prima di questi ragazzi era stato così abile nel gestire molte informazioni e molte operazioni contemporaneamente. Il problema è che tutto questo riesce brillantemente sullo schermo ma, purtroppo, non si tratta di un talento trasferibile in altri contesti. Peggio ancora, li lascia senza alternative una volta staccati dal mondo digitale: non sopportano di rimanere soli, per esempio, perché la solitudine è una cosa che il computer non riproduce mai e non sanno come costruire il pensiero se non interviene qualcosa - un social network, un gioco, un software - a stimolare la reazione del loro cervello.

Di tutto ciò, mi spaventa soprattutto il rifiuto a considerare la solitudine: lungi dal lasciare le loro vite, prima o poi tornerà per vendicarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA