La Festa della mamma, come tutti sanno, era ieri, ma io ne scrivo oggi. Questo perché, d'abitudine, io esito. Esito su tutto e in modo particolare sulle mamme, per le quali ho una considerazione altissima, tale da desiderare di offrire loro soltanto il miglior tributo possibile. Incapace di decidermi su come procedere, ho voluto prendere consiglio al massimo livello: la signora Malinpeggio.
La incontro, la domenica, nel suo orto, dove sta trapiantando delle piantine di pomodoro.
"Buongiorno, signora! Domanda a bruciapelo: che cosa direbbe, oggi, a una mamma?"
"Di stare lontano dalla gente che fa domande a bruciapelo".
"Avanti, senza scherzi. Che cosa direbbe? Oggi è la Festa della mamma, sa?"
"Lo so. E so anche che la Festa fu inventata in America da una signora chiamata Anna Jarvis. La povera donna morì nel 1948 pentita di ciò che aveva fatto".
"Pentita? E come mai?"
"Perché nel corso degli anni aveva visto la sua festa trasformarsi da omaggio quasi religioso alla maternità a ricorrenza commerciale, buona soltanto per vendere bigliettini d'auguri, cioccolatini e carabattole in genere. Non poteva neanche consolarsi con la sua, di maternità, perché lei non ebbe mai figli, né si sposò mai".
"Forse oggi cambierebbe idea, perché la Festa della mamma non è più tanto una faccenda commerciale quanto virtuale. In questo giorno i social network si riempiono di foto di mamme in età fiorente e di pensierini dolci e commoventi a loro dedicati".
"Sa che forse ha ragione? Probabilmente non avrebbe più ragione di sentirsi in colpa per la svolta commerciale della sua festa. Non che questo la farebbe sentire meglio".
"Perché no?"
"Dubito comprenderebbe come mai oggi si senta tanto il desiderio di amare la propria mamma in pubblico quando si potrebbe farlo molto, molto meglio in privato".
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