Mangiare

Nell'ultimo libro di Peter Hessler (scrittore la cui mancata traduzione in italiano disonora l'intera editoria nazionale) leggo una frase che mi illumina: “In Cina non è raro che, al ristorante, la gente si lamenti per la qualità dei piatti. I cinesi possono accettare passivamente molte cose, ma non il cibo; suppongo sia una delle ragioni per cui han finito per avere una cucina di prima classe e una lunga Storia di disastri politici”. Recenti e meno recenti esperienze mi consentono di sottoscrivere. Se pure non si lamentano, i cinesi occupano buona parte delle loro conversazioni confrontando i piatti assaggiati in un certo ristorante con quelli serviti altrove. “Il pollo al vino di riso è meglio qui” commenta uno primo commensale. “Ma per la zuppa ai polmoni di maiale non c'è che l'altro” precisa un secondo.
Capirete dunque la ragione per cui, letto il passo dal libro “Country driving” mi presento da mia moglie - cinese di Hong Kong - col sorriso sulle labbra: “Leggi qui. Questo tizio vi ha proprio catturato alla perfezione”. Mia moglie legge con degnazione e ribatte: “Se è per questo, ha catturato anche voi”. Di colpo, ripenso alle tante discussioni sentite sul “delizioso ristorante”, sul “posticino che conosco solo io” e anche a un certo borioso compiacimento: “Se ci andate, fate il mio nome. Vi tratteranno bene”. Quanto alla nostra Storia e ai suoi disastri, neppure c'è bisogno di pensarci. Solo una considerazione: a prestare alla politica il verbo “mangiare” siamo stati proprio noi.

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