Maturi e no

Ottima cosa la memoria: fosse anche utile l’apprezzeremmo di più. Purtroppo, almeno per quanto mi riguarda, l’affidabilità dei ricordi è piuttosto bassa. Ieri, per esempio, nel leggere della prima prova della maturità e coltivando un sentimento di solidarietà per quei ragazzi impegnati, nella caldazza, a spremersi le meningi in modo da dire qualcosa di intelligente su Claudio Magris o sui Brics, avrei voluto avvicinarmi spiritualmente a loro rievocando l’argomento del mio tema di maturità. Risposta del cervello: zero. O meglio, molte, moltissime risposte: ma nessuna appropriata.

Ricordo un tragitto in bus fino alla scuola, immerso in una tensione grigiastra, e poi l’uscita alla fine della prova, baciata da un sole appiccicoso. Ma del tema in sé, neanche un frammento, un’immagine, un indizio. So che andai benone: scrivevo come un treno, con quella sicurezza che solo l’ispirazione sa dare. Ma su quale argomento costruii il mio “capolavoro” non saprei dirlo. Di certo il tema non poteva essere sulla vittoria degli azzurri ai mondiali di Spagna perché sarebbe accaduta soltanto di lì a qualche settimana. La maturità era infatti quella del 1982.

Tradito dalla memoria personale, ho voluto affidarmi a quella collettiva, certo che non avrebbe potuto deludermi. Ebbene: sto par di ciufoli, come dicono ad Harvard. Dei temi della maturità 1982, in Rete, non c’è traccia. Si va a ritroso fino al 2000, non di più: come se prima ci fosse un abisso scolastico, ovvero lo scartamento di un altro secolo, incompatibile con l’attualità. Ho recuperato solo la traccia del tema storico (“La rivoluzione del 1848 in Europa”) ma non posso pensare di essermi cimentato su una materia che esigeva un’attività allora per me intollerabile: lo studio. Qualcos’altro, dunque: ma che cosa?

Il fatto che non ne sia rimasta memoria né in me, né in alcun archivio facilmente reperibile mi ha messo ieri, per tutta la giornata, in uno stato di profondo disagio: che, a 31 anni dalla maturità, io sia un immaturo?

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