Tra pioggia e raffreddore, in questi giorni, non posso dire che la mia capacità di percezione del reale sia al massimo delle possibilità. Alle allucinazioni, tuttavia, pensavo di non essere ancora arrivato. Eppure altra spiegazione non ho saputo darmi quando, l’altra mattina, davanti al municipio del paesello in cui lietamente risiedo, ho visto collocata una scrivania o, meglio, una cattedra scolastica. Completavano la scena due sedie: una dietro, l’altra di fianco alla scrivania, Dimenticavo: sulla sedia dietro la scrivania sedeva la signora Malinpeggio mentre sull’altra trovava posto una matura compaesana: la testa china e protesa in avanti, sembrava raccolta nell’atteggiamento di chi si confessa. La conversazione tra lei e la signora si svolgeva sul filo di reciproci bisbigli. Un certo grado di riservatezza appariva del tutto naturale: dietro la donna seduta c’era infatti una lunga fila di persone in attesa.
Mi sono avvicinato, certo che, cambiando prospettiva, il miraggio sarebbe svanito. Non era possibile, infatti, che io avessi visto la signora Desolina Malinpeggio, il terrore della Gallia Cisalpina, concedersi al colloquio con gran parte del paese. Doveva esserci, appunto, un problema di percezione.
Curiosamente, più mi avvicinavo più la possibilità che fossi vittima di un miraggio si riduceva. Alla fine ho dovuto arrendermi: la signora Malinpeggio, abituata a scacciare i compaesani digrignando i denti, li intratteneva ora in amabile quanto riservata conversazione.
Minacciato di gravi sanzioni nonché di percosse se avessi solo provato a saltare la fila, mi sono messo in attesa del mio turno. Finalmente ho potuto sedermi sulla sedia accanto alla signora.
«Che cosa succede?» ho chiesto senza nascondere il mio stupore , «Cosa vuole questa gente da lei?»
«Vuole un’opinione, un consiglio...»
«E lei che consigli dà?»
«Dico loro di fare il contrario di quello che penso dovrebbero fare».
«...»
«Mi creda: è meglio così».
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