Non dubito che, per il progresso umano, la notizia di cui riferirò tra poco sia positiva. Chiude però un’epoca e siccome nell’epoca in questione io ci ho vissuto, non posso fare a meno di provare per essa un poco di nostalgia. A dire il vero, neppure mi ero accorto che l’epoca si fosse chiusa. Al contrario, a me sembrava aperta, apertissima (non esageriamo perché la notizia di cui sotto di presta facilmente ai doppi sensi) ma un autorevole articolo che si occupa di queste faccende assicura il contrario, per cui sarà senz’altro vero.
La notizia è questa: il sesso non “vende” più. Intendiamoci, il sesso in sé si vende ancora: lo testimonia la diffusione della pornografia, facilitata dai canali digitali, e della prostituzione, per la quale da più parti ormai si sostiene – “invoca” mi sembra eccessivo – la necessità di una sorta di accoglienza sociale, ovvero di regolamentazione e di funzionale confinamento. L’articolo sostiene un’altra cosa: il sesso non serve più a vendere prodotti. In altre parole, le campagne pubblicitarie a colpi di modelle e modelli nudi o seminudi non sono più efficaci come erano una volta.
Le ragioni possono essere molte, una delle quali è culturale: il “sessismo” è oggi identificato e condannato. Non tutti ci fanno ancora attenzione, è vero, ma le grandi agenzie pubblicitarie non vogliono correre rischi. Risultato, insistono meno sul sesso come veicolo promozionale e il mercato si adegua. Altra ragione: le campagne pubblicitarie “sessuali” non sono più la fonte primaria dell’immaginario erotico dei giovani. La mia generazione si è alimentata di fantasie con l’intimo Roberta e altri marchi più o meno spregiudicati. Oggi, bastano due clic per far sembrare Roberta una virtuosa dama ottocentesca. La pelle intravista su un giornale o un rotocalco cade nell’indifferenza: un tempo era la porta d’accesso a irriferibili scorribande mentali.
Nel mondo coperto da una patina digitale l’eccitazione è data da squarci di – presunta – realtà: il video di una bomba, di un incidente, di una rissa, di un alterco tv. Tutto sommato, meglio Roberta.
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