Meno di zero

E’ un mistero la ragione per cui, in questa epoca anche parecchio aggressiva e niente affatto timida di fronte ai confronti, agli accesi scambi di opinione, il significato della parola “no” sembra sfuggire ai più. O forse il motivo non è poi tanto misterioso: ognuno di noi ha qualcosa da vendere all’altro e “no” non è una risposta accettabile nel manuale del buon commerciante. Ecco perché la tale compagnia telefonica continua a chiamarmi nonostante abbia declinato ogni sua offerta decine e decine di volte ed ecco spiegato perché un ente per la distribuzione del gas non è convinto abbia detto “no” a una sua proposta e insiste: «Allora, signor Mario, per quel contratto che dovevamo stipulare...» Inutile, da parte mia, ripetere che non c’è nessun contratto, nessun dovere e neppure esiste il  signor Mario: come è noto, infatti, per tutti i venditori telefonici io mi chiamo Larsson e parlo solo svedese.

Purtroppo anche i politici non comprendono la parola “no” e ci costringono a vivere in costante campagna elettorale. Nei talk show gente senza arte né parte duella su argomenti che, ormai, interessano pochi illusi e legioni di paranoici. Gli altri sanno bene che trattasi di propaganda che, come tale, finisce nel cestino del nostro cervello così come il volantino infilato nella cassetta della posta finisce nella spazzatura.

Magari i politici di cui sopra capirebbero qualcosa di più se si prendessero la briga di approfondire gli innumerevoli studi dedicati ai comportamenti elettorali nei vari Paesi. Scoprirebbero che più delle loro bischerate influiscono sui risultati nell’urna fattori come la pioggia (all’incirca l’1% in meno di votanti per ogni centimetro caduto), la posizione del seggio, la cravatta indossata dal candidato e l’idea di personalità che, spesso a sua insaputa, egli o ella lascia trasparire nei suoi interventi pubblici. Rom, lavoro, sicurezza, politica estera, euro, finanza e disoccupazione contano meno di zero. Non nella vita, ma alle elezioni che, d’altra parte, con la vita nulla hanno a che fare.

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