Dopo l’ex ministro Roberto Calderoli, debitamente spernacchiato per il suo spericolato accostamento zoofilo, la fiaccola di “scemo del villaggio globale” è toccata al commissario di governo per l’emergenza Ilva Enrico Bondi, secondo il quale l’incidenza dei tumori a Taranto «è dovuta alle sigarette».
Placato il riso, terminati gli insulti, scritti i corsivi irridenti, sarà il caso che qualcuno vada a ringraziare una volta per tutte Calderoli, Bondi e tutti coloro che, quasi quotidianamente, gettano nello stagno dell’informazione la pietra della bischerata.
Dovute che siano a razzismo strisciante (ma, nel caso di Calderoli, addirittura quadrumane) o a semplice sventatezza, distrazione e innata stupidità, le fesserie sparate da persone autorevoli o quanto meno pubbliche, si rivelano quasi sempre utili perché dirigono improvvisamente l’attenzione dei media su uno specifico tema sociale (per esempio, il razzismo). Sorpreso dalla violenta luce dei riflettori, il Paese non ha tempo di imbellettare la sua reazione, ovvero di elaborare una copertura intellettuale delle sue deficienze: piaccia o no, si mostra per quello che è.
Ben vengano, dunque, le bischerate. O meglio, ben venga la spietata esposizione mediatica delle medesime. Come spesso accade, il problema sta nella misura. Tutti noi - ma in particolare i personaggi pubblici - dovremmo avere un “monte bestialità” mensile: una, massimo due licenze di insultare l’intelligenza. Allo sforamento, arriva un messaggio sul telefonino, come succede per gli euro della ricarica: «Caro utente, grazie per il suo contributo alla dabbenaggine nazionale. Per questo mese lei è a posto».
Sarebbe un sistema decente e poco invasivo per garantire al Paese il giusto apporto di stupidità - unico parametro al quale rapportare la nostra intelligenza - prosciugando nel contempo il fangoso stagno di imbecillità nel quale tutti, più o meno, sguazziamo da troppo tempo. Aggiungerei dettagli al progetto ma devo chiudere: ho un messaggio in arrivo sul telefonino.
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