E poi dicono che viviamo in un Paese dove tutto va male. Non è vero: l’Italia è uno scrigno il quale, una volta aperto avendo avuto cura di disinnescare l’allarme antifurto, offre ricchezze su ricchezze e non c’è bisogno di tornare ai tempi di Giotto e Cimabue per ammirare capolavori da mozzare il fiato.
Se ne sono accorti anche a Google: attraverso il loro "Cultural Institute" hanno messo in rete una serie di mostre virtuali dedicate ai principali eventi del secolo scorso. Accanto agli ammazzamenti delle guerre, che in foto vengono sempre una meraviglia, ecco spuntare eventi come l’incoronazione di Elisabetta II, la vita di Nelson Mandela, gli orrori di Auschwitz e l’avanzata del femminismo. Ma c’è un solo Paese che diventa evento, una sola stagione sociale che diventa arte: "L’Italia della Dolce Vita". In una meravigliosa serie di foto e filmati in bianco e nero forniti dall’Istituto Luce torna in vita una nazione che è un capolavoro in se stessa, un’opera d’arte in risplendente divenire. Non perché tutto sia bello e trascendente come un dipinto fondo oro dell’antichità: è un’arte, quella raccontata dall’Italia degli anni ’50 e ’60, fatta anche di miserie e desolazioni, goffaggini e ingenuità, forzature e vere e proprie ingiustizie. Ma nella scena, in così rapida mutazione, non è possibile lasciarsi sfuggire una scia di spensierato umorismo, di fresca allegria: come nell’incredibile foto della comparsa che, abbigliata di tutto punto da centurione. si avvia al lavoro nei viali di Cinecittà in sella a una Vespa.
Come quell’Italia sia riuscita a diventare questa Italia è un mistero che potrà chiarire, forse, un’inchiesta giudiziaria e magari anche un’indagine giornalistica o, ancora meglio, storica. Di certo non basterà una mostra, su Google o altrove. A meno che non ci si accontenti del titolo "L’Italia della Mezza Vita".
Se ne sono accorti anche a Google: attraverso il loro "Cultural Institute" hanno messo in rete una serie di mostre virtuali dedicate ai principali eventi del secolo scorso. Accanto agli ammazzamenti delle guerre, che in foto vengono sempre una meraviglia, ecco spuntare eventi come l’incoronazione di Elisabetta II, la vita di Nelson Mandela, gli orrori di Auschwitz e l’avanzata del femminismo. Ma c’è un solo Paese che diventa evento, una sola stagione sociale che diventa arte: "L’Italia della Dolce Vita". In una meravigliosa serie di foto e filmati in bianco e nero forniti dall’Istituto Luce torna in vita una nazione che è un capolavoro in se stessa, un’opera d’arte in risplendente divenire. Non perché tutto sia bello e trascendente come un dipinto fondo oro dell’antichità: è un’arte, quella raccontata dall’Italia degli anni ’50 e ’60, fatta anche di miserie e desolazioni, goffaggini e ingenuità, forzature e vere e proprie ingiustizie. Ma nella scena, in così rapida mutazione, non è possibile lasciarsi sfuggire una scia di spensierato umorismo, di fresca allegria: come nell’incredibile foto della comparsa che, abbigliata di tutto punto da centurione. si avvia al lavoro nei viali di Cinecittà in sella a una Vespa.
Come quell’Italia sia riuscita a diventare questa Italia è un mistero che potrà chiarire, forse, un’inchiesta giudiziaria e magari anche un’indagine giornalistica o, ancora meglio, storica. Di certo non basterà una mostra, su Google o altrove. A meno che non ci si accontenti del titolo "L’Italia della Mezza Vita".
© RIPRODUZIONE RISERVATA