Mini-naja

Mini-naja

È pronto - nero su bianco - l’emendamento che introduce la "mini-naja", ovvero un breve periodo di addestramento militare rivolto ai giovani i quali, per motivi generazionali, non hanno più la possibilità di accedere alla "naja" di formato tradizionale.
La notizia mi interessa molto: è che è sempre affascinante vedere il cervello dei politici mettersi al lavoro, specie se si ha l’accortezza di ripararsi dietro un muretto e di indossare la maschera antigas.
A quanto si legge, questa "mini-naja" «rientra nell’ambito delle iniziative per la diffusione dei valori della cultura della pace e della solidarietà internazionale tra le giovani generazioni». Fin qui, tutto bene: chi oserebbe ostacolare un’attività tesa a diffondere la «solidarietà internazionale tra le giovani generazioni»? Solo un pazzo.
I problemi, a mio avviso, incominciano quando, come leggo nell’emendamento, durante il corso verranno fornite le «conoscenze di base sul dovere costituzionale di difesa della Patria». Questo, oso supporre, dovrebbe senz’altro passare dal necessario sforzo di incrementare nei giovani l’amore per la medesima. Ebbene, secondo la mia esperienza personale la "naja" ("mini", "regolare" e tantomeno "gigante") difficilmente alimenta sentimenti affettuosi nei confronti della Patria. La quale, non del tutto a caso, è quella cosa che più si ama quanto più se ne è distanti.

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